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Now Playing… Flavio Giurato

“Ma tu lo conosci Flavio Giurato? È il fratello di Luca!”, al che risposi “Ma è dislessico come il fratello?” Sarebbe stato veramente divertente sentire strafalcioni insensati in veste musicale. E invece no, Flavio Giurato non incespica, nonostante misceli italiano, inglese, sprazzi di napoletano e spagnolo. Parole soppesate, concetti stratificati e duri in un’atmosfera post-rock migrante, una strana fusion italica che prende una via nuova rispetto a quel folk che solitamente è “previsto” per trattare argomenti umanitari e politici e anche da quella “world music a base mediterranea” che si è sempre suonata al sud e a Napoli in particolare (dai Napoli Centrale e Enzo Avitabile sino agli Almamegretta passando per Eugenio Bennato)…

 

Vorrei portarti sui luoghi

Perché è sui luoghi che noi proiettiamo la nostra ombra

E non c’è niente di più concreto, di più tangibile, della nostra ombra

Perché vedete… the river flows

Che vuol dire il fiume scorre

And where it goes? Dove va?

Nobody knows. Nessuno lo sa.

According to me, che è più forte di secondo me, vuol dire quello che dico io,

It flows to the sea, scorre fino al mare.

 

Con queste parole si apre un album particolare, un album che mi ha colpito per il suo essere anni ’70 nella concezione del cantautore contro, il cantautorato di denuncia, eppure così moderno nei suoni e negli arrangiamenti scarni, un lavoro che tratta di tematiche sociali e politiche, tristemente note alla cronaca migrante degli ultimi anni. Una voce vissuta e con esperienza che sembra faccia fatica a cantare di argomenti scuri della nostra storia, la tragedia dei naufragi dei barconi a largo delle coste di Lampedusa, i centri di accoglienza, lo sfruttamento lavorativo, la bassezza degli sciacalli mediatici del sequestro del Tiburtino, il sacrificio partigiano di Ugo Forno, gli ultimi che non hanno una dimora se non i ponti di Roma… Un racconto per quelle persone che hanno cercato o cercano giustizia per l’uomo, per la dignità dell’oppresso, in ogni generazione. Contro i lupi seguendo ritmi tribali, seguendo l’antica lotta per la sopravvivenza e l’integrazione, si scorre come l’acqua nei fiumi con una sola direzione: il mare. Mare ch’è distesa, vita, speranza, futuro ma anche purtroppo abisso, sopraffazione, morte.

La fascinazione per le storie degli ultimi, la misericordia che dovrebbe nascere nel cuore dei sedicenti cristiani, soprattutto ora che si è fatto Papa un uomo argentino, un uomo del popolo… Ma veramente un sorriso potrà salvare le anime protezioniste e spaventante del vecchio primo mondo?

Un’anima migrante che sbarca sulle nostre coste però può solo sospirare:

“Le promesse del mondo le vedo ora, che il viaggio è naufragato.”

 

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