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La sacralità del cesso

Fin da quando ero bambina necessito, in alcuni momenti, di un rifugio tutto per me, un tempo e uno spazio di ri-connessione con me stessa.

Quale luogo migliore del bagno?

Quel posto che ti accoglie nel vero momento del bisogno.

Quel luogo in cui ci si può denudare senza vergogna, cantare a squarciagola sotto la doccia, fare le boccacce davanti allo specchio, controllare di non avere resti di cibo tra i denti, tagliare i peli del naso troppo lunghi, depilarsi l’inguine con minuta circospezione.

Ho sempre pensato al bagno –  volgarmente detto cesso – come a un luogo di profonda ispirazione, una stanza che ti conduce all’ introspezione. Momenti per fermarsi, per riflettere, per rilassarsi; o per maturare la decisione di svolta della tua vita, mentre ti guardi allo specchio per cercare di capirti meglio.

Del bagno amo i profumi, le creme, l’acqua calda in una piovosa domenica autunnale, l’accappatoio che mi avvolge quando esco dalla doccia, la musica che scelgo per accompagnare i miei pensieri, a volte gli incensi e le candele, come in un vero e proprio luogo di culto fatto di simboli e rituali.

Queste poche righe, pensate appunto in una pausa di riflessione in bagno, vogliono essere un piccolo elogio al cesso e alla sua incommensurabile ospitalità.

 

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