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Può sembrare poco, ma non lo è

Suona la sveglia, sono le 7.30. Una giornata come tante: sveglia spenta, luce accesa, sguardo ai social sullo smartphone, doccia, vestiti, colazione, lavaggio dei denti e via di corsa a svolgere le proprie attività giornaliere.

Ma vi siete mai fermati a pensare come già questi piccoli gesti quotidiani contribuiscono a mettere in crisi l’ecosistema? Sicuramente state pensando che sono esagerata, una catastrofista… eppure vale la pena di riflettere su come il nostro stile di vita, ovvero tutto ciò che va dalla toeletta personale alla produzione industriale non sia affatto sostenibile per il nostro pianeta.

Analizziamo il nostro risveglio:

  • la sveglia è di plastica, cavi elettrici, led alimentata a batterie non riciclabili o attraverso la corrente elettrica;
  • accendiamo la luce, lampadina se va bene a risparmio energetico o led, non riciclabile, alimentata a corrente elettrica;
  • lo smartphone è un mix di plastica, vetro carbonio e metalli rari (che inquinano e danneggiano l’ambiente già durante il processo di estrazione) non riciclabili e a obsolescenza programmata, si ricarica con corrente elettrica;
  • durante la doccia si usa più acqua di quella che effettivamente serve e si usano prodotti per la detersione in flaconi di plastica;
  • usiamo gas naturale o energia elettrica per fare il caffè, mangiamo biscotti in confezioni di plastica, brioches in confezioni di plastica, yogurt in confezioni di plastica. Laviamo tazze e cucchiai con detersivo;
  • Laviamo i denti con uno spazzolino di plastica con un dentifricio conservato in un tubetto di plastica,
  • Ci vestiamo con indumenti prevalentemente a fibre plastiche (più economiche e/o vegan non da fibre naturali).

Moltiplichiamo queste azioni per almeno la metà della popolazione mondiale (circa 3800000000 persone) e cerchiamo di immaginare quanta energia consumiamo e quanti rifiuti sono stati prodotti e produciamo ogni mattina, per fare delle cose semplici che ormai diamo tutti per scontate. Nel frattempo sono già state emesse nell’atmosfera tonnellate di gas serra, riversati nei fiumi tonnellate di scarti industriali e scaricate in mare altrettante tonnellate di materie plastiche.

Notizia importantissima di questo Ottobre 2018 è stata la pubblicazione del rapporto sul riscaldamento globale dell’ IPCC, un documento dal titolo “Riscaldamento globale di 1,5°C, un rapporto speciale dell’IPCC sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5°C rispetto ai livelli del periodo pre-industriale e i relativi percorsi di emissioni di gas serra, in un contesto mirato a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, allo sviluppo sostenibile, e agli sforzi per sconfiggere la povertà.”

Tale rapporto segna il termine ultimo per cercare di rallentare il surriscaldamento globale e i futuri disastri naturali, umanitari e geopolitici ad esso collegati. Lo studio evidenzia come sia indispensabile contenere l’aumento di temperatura entro l’1,5°, limite che era già stato fissato con il l’Accordo di Parigi del 2015, ma che purtroppo pochi paesi si sono impegnati a rispettare.

La crisi che si prospetta non riguarderà solamente l’aspetto del pianeta Terra come noi lo conosciamo, le sue conseguenze si ripercuoteranno direttamente sulla popolazione. L’innalzamento della temperatura fa e farà sciogliere i ghiacci che innalzeranno il livello di mari e oceani sommergendo stati interi (si pensi anche solo alle Maldive), cambiando i microclimi, facendo diventare la terra emersa sempre più arida, rendendo così impossibile la coltivazione dei campi soprattutto in alcune aree. Si creeranno immensi flussi migratori di persone che scapperanno da fame, malattie e ci sarà conseguente instabilità politica, le risorse saranno sempre meno.

Potremmo davvero vivere scenari alla Mad Max – Fury Road in futuro, il surriscaldamento globale non è fantascienza, non è una fobia.

La realtà è che la società del consumo figlia della fede liberale e positivistica (A. Comte, J.S. Mill, H. Spencer) ha portato a una crescita esponenziale della tecnica, della produzione industriale e del consumo determinando il cambiamento dell’uomo da Animale Superiore Padrone della Natura a Animale Distruttore della Natura. Un dio di carne caotico, poco lungimirante, distruttore del proprio habitat e di se stesso.

Abbondanza e sprechi non sono più sostenibili. Non lo sono mai stati, ma noi eravamo accecati dal progresso, dal benessere, dal profitto.

Sospendere di colpo tutte le attività produttive inquinanti non è certamente possibile, soprattutto senza aver pensato a come riconvertire l’economia, bisogna sperare che tutti i paesi vogliano e riescano a contenere le emissioni di gas serra convertendo anche solo la produzione di energia elettrica alle fonti rinnovabili (solare, eolico, geotermico) e che si attuino manovre importanti per eliminare l’uso della plastica e quindi dei derivati da petrolio nel più breve tempo possibile.

Ma noi, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare? Per tornare alla nostra preparazione mattutina: non sprecare energia accendendo luci in tutta la casa quando dovete solo andare in bagno e poi in cucina, non comprare prodotti con imballi misti o eccessivi tipo pacchi di biscotti da 6 confezioni monodose, comprare il meno possibile prodotti usa e getta, sostituire lo spazzolino da denti di plastica con uno di bamboo gettabile con l’umido e con un’emivita piuttosto lunga, usare pochi detergenti per la persona e per la pulizia della casa (non è un invito a puzzare), sfruttare i dispositivi elettronici siano alla fine della loro vita e sfruttare tutte le funzionalità (cosa te ne fai di una sveglia se possiedi uno smartphone attaccato alla corrente?), riciclare i rifiuti.

Può sembrare poco, ma non lo è.

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