loading...

Now Playing… You want it darker

La musica è per me sempre stata un rifugio, oltre che una passione, sin da quando ero piccola. La musica è in grado di enfatizzare, bilanciare, compensare, smorzare qualsiasi emozione, è in grado di portarti oltre. Potente e totalizzante, porta a trascendere la propria condizione, crea uno spazio etereo in cui esplorare ogni sfaccettatura del proprio sé, razionale ma soprattutto emotivo. 

Schopenhauer, ne Il mondo come volontà e rappresentazione, compie un supremo elogio dell’arte musicale scegliendola come la rappresentazione immediata dell’essenza del mondo (che chiama volontà):

“La musica è infatti oggettivazione e immagine dell’intera volontà, tanto immediata quanto il mondo, anzi, quanto le idee, la cui pluralità fenomenica costituisce il mondo degli oggetti particolari. La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l’immagine delle idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettità: perciò l’effetto della musica è tanto piú potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l’ombra, mentre essa esprime l’essenza.”

La Musica fa vibrare quelle corde emotive che permettono di aprire la percezione e visitare luoghi preclusi al corpo fisico, esplorabili solo attraverso il pensiero astratto, arricchendo così la nostra coscienza di esseri umani, parziali e limitati. La musica è il mezzo in cui il senso appare. Ma questo non è un articolo filosofico, almeno non in senso accademico. In questa occasione vorrei piuttosto presentare una serie di canzoni in cui il filo conduttore è l’emotivamente negativo. Ci sono troppe le playlist per ballare, fare festa, allenarsi in palestra, viaggiare, insomma accompagnare tutti i momenti positivi della vita… Devo ammettere che tali playlist mi annoiano assai, talvolta sono contenitori di vuoti di felicità, una felicità che si da per scontato sia uguale per tutti e possa durare in eterno. Ma la felicità dura un attimo, giusto il tempo di un batter d’occhio. Cito nuovamente Schopenhauer:

“La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia.”

Ho quindi pensato: perché non fare una playlist per i due apici dell’oscillazione? Perché non fare una playlist per esperire i molti momenti negativi, malinconici, riflessivi e dolorosi? Che siano personali momenti di passaggio o di stallo in cui tutto ciò che si cerca è il confort in being sad, per capirsi, per non sentirsi soli, per portare all’esterno quel senso d’oppressione che troppo spesso teniamo represso in una società che sembra non voler permettere e accettare il disagio in quanto poco produttivo a livello remunerativo.

Ho usato una citazione famosa di Nietzsche (da Nascita della Tragedia) come descrizione della playlist, perché citare Nietzsche pare sia molto cool:

“Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.”

A livello artistico la sofferenza è sempre stata capace di creare grandi opere e grandi cambiamenti. Un aiuto a cambiare prospettiva sarebbe quello di pensare alla nostra vita tutta come un’opera d’arte, non come una mera parte della catena di produzione, per permetterci un’appropriazione creativa della parte più scura di noi stessi. Non è una incitazione alla negatività, bensì alla coscienza positiva che può arrivare oltre uno stato negativo. Il vagabondare della coscienza passa inevitabilmente attraverso l’errore, o l’orrore, prima di trovare la sua destinazione (NdA: Scusa, Schopenhauer!).

Mi sono venute in mente molte canzoni per questo progetto, effettivamente troppe per una playlist che vorrei poteste ascoltare tutta in una volta, perciò ho deciso di dedicare più puntate all’esplorazione dell’abisso.

La scelta è stata sofferta e paranoica (giusto in tema), per vari motivi: è la mia prima playlist a vedere la luce, la pubblicazione è qualcosa di definitivo, la peer-review, le aspettative, l’aspirazione alla precisione… ma soprattutto perché, come ho detto a inizio articolo, la musica è per me un rifugio e le mie scelte sono assolutamente personali e intime. Mi espongo, e questo è quanto di più difficile  una persona come me riesca a fare. 

Ecco i 9 brani che ho scelto per iniziare, per quasi 47 minuti di ascolto. Sono tutti pezzi indie, americani, qualcuno più rock qualcuno meno.

Si inizia.

 

 

Featuring:

  • Built to spill – Velvet waltz
  • Mercury Rev – Goddess on a hiway
  • Pavement – Grounded
  • Dinosaur Jr – Out there
  • Nirvana – Frances Farmer will have her revenge on Seattle
  • Hüsker Dü – She floated away
  • Cat Power – Metal heart
  • Songs: Ohia – Farewell Transmission
  • The black heart procession – We always knew

 

You want i darker? We kill the flame.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *