In questi giorni, a costo di sfociare nella più nuda volgarità (purtroppo, di questi tempi, è l’unico modo per ottenere un po’ di attenzione dalla pubblica opinione) è proprio il caso di domandarlo a gran voce:
Che cazzo ti ridi?
Sfogliando le homepage dei social network più gettonati, quelli che ci tengono tanta compagnia nei momenti di tedio (che, a una prima stima, parrebbero essere predominanti nella vita della maggior parte di noi) si leggono notizie a dir poco raccapriccianti.
Una nave con a bordo decine di persone (ahimè, non sono gattini o cagnolini e dunque immeritevoli della nostra compassione) che non può sbarcare in Italia perché il governo e, nella fattispecie, il suo insigne “Capitano” (giusto per rimanere in tema di mare e imbarcazioni – una non troppo velata presa per il culo), si è svegliato una mattina, sotto il rinforzo di magici rimedi che lo rendono così particolarmente attivo e sicuro di sé, e ha preso questa grandiosa decisione, a furor di popolo, tramite un bieco esercizio del potere e violando le leggi del suo stesso Stato insieme ai principali accordi internazionali. Chissenefrega se 47 “negri” sono bloccati da giorni in mezzo al Mediterraneo, totalmente ignari di quello che succederà nelle prossime ore, provati nel fisico e nella mente da un viaggio a cui sono sopravvissuti per miracolo (probabilmente, lì in mezzo al mare, lo devono ancora realizzare). Chissenefrega. D’altronde, non sono gattini o cagnolini.
Subito dopo un’altra notizia, questa volta da un giornale locale. Un ragazzo guineano (che ricordiamo essere l’aggettivo che si riferisce a chi è originario della Guinea, un Paese del pianeta Terra localizzato nello specifico in Africa Occidentale), dopo essere stato espulso dalla Svizzera supplica di non essere riportato in Italia perché, con il nuovo decreto Salvini, non avrebbe vita facile.
Ebbene, due notizie raccapriccianti che molto ci dicono sul livello di (sotto)sviluppo del nostro Bel Paese, del degrado in cui stiamo precipitando. Ma, molto più delle notizie, ciò che maggiormente attira l’attenzione sono i commenti (per lo più totalmente sgrammaticati) e le reazioni di perfetti imbecilli che non hanno ben chiaro che cosa significhi vivere all’interno di uno Stato democratico, buttando nel cesso secoli di sforzi.
Senza addentrarsi nei commenti (vale davvero la pena dedicare del tempo ad analizzare componimenti di tale calibro?) basta soffermarsi sulla prima reazione, quella più istintiva, corrispondente al like che a seconda del mood del momento si trasforma in cuoricino, faccina triste, faccina arrabbiata ecc. ecc.
Fiumi di faccine che si buttano via dal ridere cadono subito all’occhio.
Si parla di vite appese a un filo.
E loro ridono.
A questo punto la domanda sorge spontanea: “Che cazzo ti ridi?”.
Se anche nella realtà si potesse giocare a uno scambio di ruoli (che in genere ha una valenza formativa soprattutto nei confronti dei bambini), questo esercizio apparirebbe di sicuro un po’ meno divertente.
Purtroppo tutto ció che é scritto é verissimo!Quello che mi spaventa di più poi, é l’indifferenza che regna sovrana di questi tempi!Indifferenza verso la sofferenza altrui e verso il male.Grazie a tutti voi de “Il mercato del pesce” per i vostri articoli e il vostro impegno sociale.