Medioevo buio, medioevo retrogrado, medioevo fondamentalista e ortodosso, medioevo dei roghi di eretici, medioevo crociato, medioevo barbaro, medioevo mistico e irrazionale, medioevo del dominio territoriale del papato e medioevo pestilenziale.
Medioevo è un periodo storico che racchiude 1000 anni di eventi, inevitabilmente pieno di contraddizioni. Quante cose possono succedere in MILLE anni? Guerra, carestia, pestilenza, misticismo, intolleranza religiosa, feudalesimo e oppressione sono i concetti che tutti più o meno superficialmente, colleghiamo a questa epoca storica. Ci riferiamo ad essa quando volgiamo criticare eccessi, fondamentalismi e intolleranza dimenticandoci che al rovescio di una medaglia corrisponde anche un “dritto”. Nel medioevo troviamo la nascita di nuove figure sociali e politiche (cavalieri, conti e marchesi, duchi, principi, mercanti, corporazioni di mestiere, podestà…), l’istituzione dei dogmi della religione cristiana, la fondazione dei comuni italiani e di abbozzi di unità regionali e proto-nazionali, le università e le scuole laiche, le spedizioni geografiche e commerciali, lo stile gotico, l’uso dei numeri arabi, la partita doppia, i servizi finanziari, le assicurazioni, i monasteri, la rotazione triennale in agricoltura, la scrittura di codici unitari di leggi, l’uso della carta, la nascita dell’epica e della lingua volgare…
Ma c’è un altro aspetto da non sottovalutare, un aspetto che è di questi tempi al centro del dibattito: le migrazioni di popoli. Note a tutti sono le migrazioni dei popoli barbari che decretarono definitivamente la fine dell’impero romano nel corso del 400 d.C. Per secoli le abbiamo chiamate “invasioni”, ma mai abbiamo chiamato allo stesso modo l’espansione su altri territori attuata dalle nostre popolazioni, siano esse state latine, imperiali e in seguito nazionali: noi conquistiamo, loro ci invadono. Questione di prospettive o ipocrisia? E come cambia il giudizio se un popolo entra nello spazio di un altro per volontà di dominio, mentre un altro entra per cause di forza maggiore (guerra, carestia, nomadismo)?
Quando due (o più) popolazioni diverse si ritrovano a dover abitare lo stesso territorio, si pongono ulteriori problemi: le culture devono rimanere separate o si devono integrare? È possibile una convivenza pacifica? Qui si potrebbe davvero prendere spunto dal Medioevo:
“Il medioevo può essere valorizzato per ciò che maggiormente lo deve segnalare all’attenzione degli storici e di insegnanti, e non alla strumentalizzazione dei politici: mi riferisco alla propensione all’integrazione etnica. Come abbiamo visto è ormai superato, con poche isolate eccezione, il dibattito sulla latinità e germanesimo, si pensa oggi che la vera forza motrice di quel passaggio secolare sia stata la sintesi latino-germanica: sintesi quanto più riuscita quanto meno è stata frenata da resistenze e prudenze.
Può inoltre essere un caso, ma alcune formazioni politiche che dopo l’anno Mille hanno maggiore continuità sono da ricondurre a ulteriori sintesi etniche: il principato di Kiev, cioè la Russia composta di slavi e di vareghi della Scandinavia, ha una storia meno tormentata e più lineare della Polonia integralmente slava; il regno del Wessex, cioè l’Inghilterra in cui si assommano sangue anglosassone, danese e normanno, ha più fortuna di aree vicine (come il Galles e la Scozia), in cui rimane dominante la componente celtica; sono note le maggiori fortune dell’Italia del Nord, dove già nel secolo X i latini, i longobardi e la dominante minoranza franca sono pervenuti a un’avanzatissima fusione, rispetto all’Italia del Sud, dove per secoli longobardi, latini, bizantini, arabi e normanni confliggono o convergono ma sempre mantenendo forti identità.”
Giuseppe Sergi, L’Idea di Medioevo, Donzelli, 2008
L’età di mezzo che è stata racchiusa tra il 456 d.C. (la deposizione di Romolo Augustolo, ultimo imperatore romano) e il 1453 (conquista turca di Costantinopoli) è una continua sperimentazione di fusioni etniche e se c’è qualcosa che possiamo imparare è che proprio tale fusione di romanità e barbarità ha creato ciò che noi poi abbiamo chiamato “civiltà occidentale”. Una fusione che non è stata chiusura e buio, bensì luce.
Niente di più lontano all’idea di civiltà (e nazione) che si fonda sulla purezza della razza e sulla provenienza D.O.C. o all’idea di un’Europa trainata da un unico stato. L’integrazione fa la forza.
La foto di copertina ritrae l’abbazia di San Galgano (Fonte: Pixabay)