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Il consumo di tatuaggi nella società postmoderna: significato sociale

Introduzione

Il tema centrale di questo lavoro è il consumo di tatuaggi nell’odierna società occidentale e, in particolare, il significato che i tatuaggi rivestono per i moderni consumatori. Partendo dal presupposto che i significati di tali segni indelebili sulla pelle abbiano subito alterazioni nel corso del tempo e che tuttora esistano differenze di significato tra luoghi e culture diverse, credo che oggi nella civiltà occidentale il tatuaggio sia usato come un segno per dire qualcosa di sé, per esprimere la propria identità e unicità nel modo più diretto possibile, ossia attraverso il proprio corpo e la propria pelle. La pratica del tatuaggio non è di certo nuova, ma è da secoli usata in molte società tribali con valenze distinte. Per esempio nella civiltà maori il tatuaggio era usato come uno strumento di comunicazione sociale per esprimere la casta di appartenenza, l’origine, il raggiungimento di un rango superiore a quello di nascita, oppure il mestiere; invece nel Nord Africa i tatuaggi avevano lo scopo di prevenire e guarire le malattie o i malefici, considerati i principali responsabili delle malattie stesse. Esistono innumerevoli altri esempi che mostrano come ad ogni società corrisponda un diverso significato per i tatuaggi: significati che esprimono, a seconda dei casi, appartenenza ad un gruppo, riti sacri, segni di prestigio e di riconoscimento ecc.

Ma che significato assumono oggi tali pratiche di modificazione del proprio corpo all’interno della società postmoderna? Ritengo che non si possa più parlare unicamente di precise pratiche sociali o religiose, ma che bisogni ricercare un significato più complesso, specialmente se il contesto di riferimento è quella società dell’incertezza di cui ha parlato Zygmunt Bauman (Bauman, 1999). In una società di questo tipo, l’individuo deve continuamente provare di esistere e di essere differente rispetto agli altri, attraverso l’adozione di scelte ben precise. Bauman si è concentrato sul ruolo della differenza nella società postmoderna e, all’interno di questo quadro, credo che possa bene inserirsi il concetto di costumo vistoso di Veblen (Veblen, 1971). Anche se Veblen parla di ostentazione del proprio status, si può utilizzare il medesimo concetto per parlare di un diverso tipo di ostentazione: il consumo di tatuaggi è infatti un tipo di consumo attraverso cui l’individuo cerca di ostentare la propria unicità, con lo scopo di sentirsi e di apparire diverso rispetto agli altri. Una volta introdotti il contesto ed i concetti di partenza, proseguo questo lavoro andando alla ricerca di risposte più approfondite alla mia domanda.

1. Perché ci si tatua il corpo?

Il tatuaggio è un segno indelebile sulla pelle, un segno attraverso cui si cerca di modificare il proprio corpo. Da dove nasce la necessità di tale cambiamento?L’ha spiegato l’antropologo francese David Le Breton in un’intervista rilasciata in seguito alla pubblicazione del suo libro Signes d’identitè (2002). La risposta dev’essere ricercata non nel tatuaggio in sé, ma nel corpo su cui il tatuaggio viene impresso. Secondo Le Breton il corpo è oggi percepito come una sorta di materia grezza, un accessorio della persona che può essere malleato e revocato. Non ci si accontenta più del proprio corpo e dunque si sente il bisogno di modificarlo, come se queste modifiche contribuissero a riprendere possesso del corpo stesso. Dietro a tali cambiamenti si cela l’ambizione del “farsi da sé”, la voglia di essere a fondamento della propria origine, la volontà di mettersi al mondo da soli segnandosi il corpo. Inoltre il tatuaggio esprime e riflette la necessità di cambiare vita: si modifica il corpo per cambiare vita.

Il parere dell’antropologa Annamaria Fantauzzi è che oggi il tatuaggio, rispetto ad epoche passate, è andato impoverendosi di significato. Per la Fantauzzi le tendenze della moda e del mercato hanno spinto gli individui, specialmente gli adolescenti, a ricorrere al consumo di tatuaggi in maniera superficiale, personalizzando e decorando il proprio corpo attraverso immagini stereotipate e di larga diffusione. L’antropologa sostiene che ci si tatua il corpo per conformarsi al gruppo con cui si è in relazione, proponendo le stesse immagini e gli stessi simboli. Non sono d’accordo con l’antropologa Fantauzzi. A mio parere il tatuaggio nella nostra società ha un significato più complesso, che non può essere ridotto ad un mero strumento per conformarsi al gruppo dei pari. Ritengo inoltre che non si ricorra al consumo di tatuaggi solo per una questione estetica e decorativa; o meglio, c’è chi si tatua con il solo obiettivo di decorarsi il corpo, ma credo che ci sia anche chi decide di tatuarsi la pelle per motivi più profondi. Questo è stato confermato dalle ricerche condotte da Le Breton che, con interviste e verifiche sul campo, ha avuto modo di sentire tatuati, tatuatori e cultori della body art. Anche l’antropologo francese ammette che per alcuni si tratta solamente di aggiungere al corpo un sovrappiù estetico, senza la pretesa di andare oltre; altri, però, agiscono seguendo una logica di cambiamento personale. Per molti giovani, il tatuaggio rappresenta una sorta di rito di passaggio, che ha come conseguenza cambiamenti tangibili sul piano personale ed emotivo. Il corpo è una sorta di archivio vivente individuale su cui, attraverso i tatuaggi, vengono segnati i ricordi e le ricorrenze più importanti della propria vita.

2. Il confine delle pelle

E’ già stato detto che il significato dei tatuaggi è imprescindibile dal ruolo del corpo nella nostra società. Ma la parte del corpo su cui il tatuaggio viene impresso è la pelle ed è dunque fondamentale comprendere che cosa sia l’epidermide e come venga percepita dall’individuo. Una riflessione che può apparire scontata ma che non è priva di implicazioni più profonde è che la pelle costituisce l’involucro esterno del corpo, la parte con cui l’individuo si relaziona agli altri. Non a caso, per esprimere i propri sentimenti o emozioni nei confronti altrui, si dice “A pelle mi sta simpatico” oppure “E’ una questione di pelle”. La pelle rappresenta quel confine tra l’individuo e il mondo esterno che divide e al tempo stesso collega e che riveste un profondo significato sociale, individuale e intrapsichico. Sia le scienze sociali che il sapere scientifico hanno enfatizzato il ruolo della pelle come superficie esterna e di frontiera. E’ quindi attraverso la pelle che entriamo in contatto con noi stessi e col mondo che ci circonda (Marenko 2002). Pur essendo una stratificazione esterna, la pelle raffigura al contempo la profondità del sé. L’epidermide incarna la storia e l’interiorità di un individuo attraverso i segni lasciati dal tempo e gli stati d’animo che su di essa si riversano (si pensi alle irritazioni cutanee che si formano a partire da un particolare stato interiore del soggetto). L’individuo è racchiuso e avvolto dalla pelle che lo distingue dagli altri con la sua consistenza, il suo colore, le cicatrici e le sue particolarità. E’ una sorta di carta d’identità individuale che può essere sottoposta a modifiche qualora l’individuo senta la necessità di cambiare e conseguentemente di apparire diverso agli occhi degli altri. La pelle è uno schermo su cui si proietta un’identità sognata e i tatuaggi, così come altra pratiche di modificazione del corpo (piercing e chirurgia estetica in particolare), ne sono un chiaro segnale. In definitiva, la pelle porta i segni della propria identità, segni involontari o deliberatamente ricercati (Le Breton 2005 ).
I tatuaggi, dunque, possono essere intesi come segni d’identità, segni volontariamente impressi dall’individuo per lasciare traccie di sé attraverso la propria pelle.

3. La parola ai tatuatori

Ai giorni nostri il tatuaggio ha conosciuto un’ampissima diffusione, testimoniata non solo dai tatuaggi visibili sulla pelle delle persone di ogni genere e di ogni età, ma anche dalla presenza di numerosissimi siti web dedicati all’argomento. Se su Google si immette la parola “tatuaggi”, i risultati della ricerca mostrano l’esistenza di innumerevoli websites che non possono lasciare insoddisfatti tatuatori e amanti dell’art tattoo. A scopo esemplificativo ne elenco qui di seguito alcuni, che chiaramente non esauriscono la lista dei siti disponibili: www.tatuaggi.it, www.disegnitatuaggi.com, www.artedelcorpo.com, www.tattooepiercing.com, www.ideatattoo.com, www.tatuato.it, www.shanghaitattoo.it, www.tatuaggi-in-circolo.org, www.tatuatori.it.

E’ proprio su quest’ultimo sito che ho deciso di concentrare la mia attenzione, interessata a conoscere il parere di alcuni tatuatori circa il significato del consumo di tatuaggi. I tatuatori, infatti, sono ogni giorno a contatto con le persone più disparate che, per diversi motivi, decidono di imprimere segni indelebili sulla propria pelle. Perché la gente arriva a prendere una decisione di questo tipo? La risposta a questa domanda l’ho ricercata nella sezione del sito contenente le interviste a diversi tatuatori. Quello del tatuatore è un lavoro fuori dall’ordinario che assume per chi lo fa una valenza molto particolare. Tutti i tatuatori che sono stati intervistati ammettono che per loro tatuare significa imprimere sulla pelle dei loro clienti non solo la propria arte e creatività, ma una parte di sé. «Solo il pensiero che ci siano persone con una parte di me impressa sulla pelle e che sono fieri di questo, mi riempie il cuore di gioia, è la sensazione più bella che si possa provare!» sono le parole di Cristina dell’American Tattoo di Capriolo.

Questo è quello che pensano del proprio lavoro, ma cosa pensano dei propri clienti?

Per alcuni farsi tatuare rappresenta un atto di ribellione. «Il mio primo impatto con il mondo del tatuaggio risale più o meno a quando avevo 14 anni, un giorno per caso incontrai Bruno, un galeotto con le braccia completamente coperte di tatuaggi, e mi innamorai all’istante di quel gesto di ribellione» così ha risposto ad una domanda il noto tatuatore Alex De Pase.
Per altri, invece, il tatuaggio è un modo come un altro per conformarsi al resto delle persone. «Secondo me al giorno d’oggi ci si tatua per paura di essere diversi dagli altri» è il parere di Max del Voodoo Tattoo Club. Altri ancora, infine, propongono una spiegazione che più si avvicina alla visione antropologica di David Le Breton. Davide Rajola, tatuatore presso il Budda Tattoo di Grosseto, sostiene di avere una concezione del tatuaggio che va oltre l’estetica. Secondo lui tatuare significa raccontare la storia delle persone sulla loro pelle. «La maggior parte dei miei clienti sono persone normalissime con lavori normalissimi, padri e madri di famiglia con il solo desiderio di fissare ed imprimere un momento, un ricordo o un’esperienza sulla loro pelle».

A tatuatori diversi corrispondono idee e pareri differenti. In ogni caso, la storia narrata dal tatuaggio non è una storia semplice ed il significato relativo al consumo di tatuaggi non può avere una spiegazione univoca e diretta. Ogni tentativo di banalizzare l’argomento riducendolo a semplici mode o trends , non può che avere un esito fallimentare (Marenko 1997 ).

Conclusioni

Aveva ragione Jean Baudrillard quando, allontanandosi dalla teoria marxiana, sosteneva che non si può più parlare solamente di valore d’uso e valore di scambio, ma bisogna considerare anche il valore segno dei beni (Baudrillard 1974).

Quello che ho cercato di mostrare nei paragrafi precedenti è che il consumo di tatuaggi non ha un significato semplice. La sua complessità deriva dal contesto in cui tale consumo si inserisce, nonché dal ruolo ricoperto dal corpo nella società postmoderna. E’ fondamentale partire da queste osservazioni per poter comprendere a fondo la pratica del tattoo e il suo significato. Si tratta di un significato che, da quanto ho potuto constatare leggendo ciò che hanno scritto i tatuatori sul sito www.tatuatori.it spesso sfugge agli stessi addetti ai lavori.

Il tatuaggio non è un semplice disegno impresso sulla pelle, ma implica molto di più a livello sociale. L’individuo ricorre alla pratica del tatuaggio perché sente la necessità di comunicare qualcosa di sé, qualcosa che non può essere comunicato solo con i segni che il tempo lascia sulla nostra pelle. Quindi si modifica la pelle, quella zona di confine tra sé e il mondo attraverso cui ci si relaziona con gli altri. Il tatuaggio è uno strumento di differenziazione e di collegamento al tempo stesso. L’individuo sente la necessità di sentirsi diverso, esaltando la propria storia, la propria individualità e la propria unicità; ma, al contempo, ha bisogno di comunicare il suo essere differente relazionandosi con gli altri.

 

Bibliografia

Baudrillard J., Per una critica dell’economia politica del segno, Mazzotta, Milano, 1974
Bauman Z., La società dell’incertezza, Il Mulino, Bologna, 1999
Le Breton D., La pelle e la traccia. La ferita del sé, Maltemi, Roma, 2005
Marenko B., Ibridazioni. Corpi in transito e alchimie della nuova carne, Castelvecchi, Roma, 1997
Marenko B., Segni indelebili. Materia e desiderio del corpo tatuato, Feltrinelli, Milano, 2002
Veblen T., La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino, 1971

Sitografia

idr.seieditrice.com
www.kainos.it
www.shanghaitattoo.it
www.tatuatori.it

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