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Il nostro antidoto alla depressione di provincia

Quando, più di 2 anni fa, abbiamo deciso di aprire questo blog, non avevamo bene in mente quale sarebbe stato il prodotto finale delle nostre farneticazioni. In realtà nemmeno adesso abbiamo un’idea precisa di dove stiamo andando, ma va bene, così è la vita: imprevedibile!

Siamo dei “provincialotti”, in un comune di poche anime nascosto tra i monti all’interno di una provincia dimenticata da Dio e dagli uomini, che d’inverno – in mancanza di quella sana dose di fantasia – spinge molti alla noia e alla depressione. Se vivi in solitaria senza coinquilini, poi, non parliamone! A farti compagnia sono i tuoi pensieri che spesso imboccano sentieri tortuosi,  inimmaginabili ai più…O i pensieri degli altri, letti sulle pagine dei social mentre aspetti che bolla l’acqua per la pasta o quando, prima di andare a dormire, cerchi di prendere sonno chiedendoti cosa, nel mondo, stia andando storto. Noi, almeno, ce lo siamo spesso domandati. Siamo dei “provincialotti”, è vero, ma pieni di ideali e di idee che chiedono solamente di trovare spazio all’interno di questo marasma comunicativo, politico, economico, sociale e culturale che è il mondo in cui viviamo.

Ricordo ancora la nostra prima riunione per cercare di mettere insieme un gruppo di lavoro accettabile, folle abbastanza da dedicare tempo ed energie ad un progetto dai contorni e dai contenuti davvero poco definiti nelle nostre menti già annebbiate. Ci eravamo incontrati spesso prima di allora, magari sorseggiando un amaro al bancone dell’Osteria tra il buon vecchio “Ferro” che nei suoi momenti di molesta ubriachezza ricorda a gran voce a tutta la clientela che “la vita è una merda”, e ragazzini che provano a fare i gangster dimenticandosi di non vivere a New York City. Ci conoscevamo di vista (qui tutti si conoscono di vista) e avevamo solo una vaga idea di che cosa facesse l’altro nella vita. Pur vivendo da sempre nello stesso comune di poche anime dimenticato da Dio e dagli uomini, ci siamo confrontati per la prima volta intorno al tavolo di un vecchio appartamento, in affitto a poco prezzo per gente squattrinata come noi. E lì, intorno a quel tavolo, parlando fino alle ore piccole delle nostre vite, dei nostri pensieri, dei nostri sogni, delle nostre opinioni in merito a qualunque cosa ci passasse per la testa, ci siamo ri-conosciuti e abbiamo capito che l’idea era indubbiamente folle, ma ci avrebbe salvati. Ci avrebbe allontanati dal tedio di interminabili serate invernali, da quella fastidiosa sensazione di insoddisfazione,  da dubbi amletici e antiche paure che rischiano di diventare mostri se non sono condivisi con qualcun altro in libertà. Ecco che allora ha preso forma l’idea del nostro Mercato del Pesce, dove la voce di tutti può trovare spazio in base alle proprie competenze e predisposizioni, ai propri interessi.

Come è successo per il nostro pazzo team, a volte basta una piccola scintilla per radunare una comunità e noi da allora abbiamo cercato, senza pretese, di accendere piccole scintille nel tentativo di dare vita ad un luogo in cui pensieri e curiosità che muovono le nostre più o meno banali quotidianità possano esprimersi ed incontrarsi.

Continueremo a farlo anche nel nuovo anno che sta per iniziare. Perché sì, per noi che per svariati motivi siamo legati al mondo della scuola e dell’università, l’anno nuovo, quello vero, ha inizio dopo l’estate. E anche perché qui, incastonati tra i monti, il nostro antidoto alla depressione di provincia, è particolarmente necessario ed efficace con l’avvicinarsi dell’inverno.

Buona ripresa a tutti!

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