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Siamo fuori fase. Il coronavirus si sta impadronendo delle nostre vite, risucchiandoci pian piano le idee e la fantasia in una lunga quarantena senza fine certa.

Provo a sconfiggere il terribile virus del tedio. Scrivo a un amico. Mi risponde. Anche lui in quarantena. Anche lui senza idee.

Gli propongo un gioco. Dalla prima parola che mi viene in mente deve rispondere con un’altra parola collegata alla precedente in una lunga catena che, al pari della quarantena, non ha fine certa. È la stessa cosa che ho fatto qualche settimana fa a scuola con un gruppo di bambini, per scrivere il testo di una canzone rap. Inizia così: “Corro nel vuoto cercando una destinazione…”.

In questo caso tutto ha inizio con una sigaretta, una delle tante fumate nel tentativo di sconfiggere la noia e l’incertezza. In fondo, è un po’ come correre nel vuoto.

 E’ notte inoltrata e non riesco a prendere sonno. Fissando come una ebete un punto indefinito sulla parete, mi accendo l’ennesima sigaretta di questa lunga giornata, trascorsa un po’ a leggere notizie poco rassicuranti e un po’ cercando di liberare la mente dalla negatività e dal pessimismo che serpeggiano senza sosta sui social e in TV. Per un attimo il fiammifero illumina debolmente un angolo della stanza. Forse mi sto abituando al buio di queste interminabili notti insonni e la luce mi infastidisce, al pari di quell’uomo che tutto il santo giorno stordisce il vicinato con il suono della sua odiosissima motosega per ripulire il bosco accanto a casa. Mi immagino le sue mani sporche d’olio e penso che, per il bene dell’intero isolato, sarebbe meglio per lui cimentarsi in cucina nella preparazione di qualche manicaretto, come molti fanno in questi giorni per ingannare l’attesa. In sottofondo un po’ di musica, magari quel tipico sound anni ’80 che ti fa muovere a tempo il bacino anche contro la tua volontà; oppure Vasco che in quello stesso periodo sperimentava l’ebrezza dell’eroina per poi cantare con voce struggente che “da qui non arrivano gli angeli”… Forse però sarebbe troppo deprimente, non solo per l’uomo della motosega, ma anche per i suoi vicini che alle 18, impazienti di cogliere dagli altrui balconi parole di gioia e speranza, a quel punto potrebbero optare per un tuffo di testa… No, meglio Jovanotti che pensa positivo finché è vivo e chiede di essere amato ancora e ancora…Se l’uomo con la motosega vive da solo ed è stato piantato in asso dalla fidanzata poco prima del blocco, potrebbe anche essere la canzone giusta! Tutti abbiamo bisogno di amore, soprattutto quando le cose si mettono male…

C’è da dire però che, sentimentalismi a parte, ad alcuni (Jova compreso) va meglio di altri. Con milioni di soldi in banca non devi preoccuparti di come farai ad arrivare alla fine del prossimo mese, come pagherai l’affitto e le bollette, la spesa, i medicinali, la rata dell’auto, l’abbonamento per l’ADSL…

Ecco, l’abbonamento per l’ADSL.

Parliamone.

 Come faremmo tutti quanti senza il nostro telefono o pc, Facebook, Instagram, Whatsapp, Skype e via dicendo in queste lunghe settimane di isolamento forzato? Saremmo in grado di sopravvivere?

Ho paura di rispondere.

Penso a quel maledetto Zuckerberg che nel lontano 2004 ha avuto la brillante idea di prostituirci tutti quanti, la nostra vita al servizio di grandi multinazionali che continuano a girarci e rigirarci come dei calzini, leader indiscusse di quest’epoca funesta…Hacker ben pagati, soldati al servizio di quei colossi, continuano ad escogitare nuovi modi per intrufolarsi nella nostra vita privata, in quella che una volta chiamavamo “intimità” e che oggi non sappiamo nemmeno più cosa sia. Non siamo mai davvero soli e, anche se in questi giorni la cosa potrebbe apparire confortante, in generale l’idea di essere perennemente sotto controllo mi rende ancor più inquieta in questa notte insonne.

I testimoni di Geova, pur essendo pedanti, almeno prima bussano alla tua porta, ti chiedono il permesso di entrare. Ricordo che qualche mese fa ho dovuto spiegare gentilmente a due donne che avevano preso l’abitudine di presentarsi regolarmente davanti a casa mia, che no, non ero interessata alla parola del loro Dio. O meglio, ho un’altra concezione della fede e talvolta mi colgo propendere vero il paganesimo, così quando succede qualcosa di brutto ti puoi arrabbiare con più dei contemporaneamente, a seconda dell’ambito d’azione. Per Giove!

Parlando di paganesimo, mi viene in mente, per una stupida assonanza, la moglie del mio prof. di filosofia del liceo, anche lei docente di filosofia, anche lei come lui, seppur con qualche sfumatura, fedele alla causa cristiana. Un unico Dio indiscusso. Per me, se davvero c’è un occhio che tutto vede, è solo quello di Zuckerberg.

Va beh, ora la stanchezza sta prendendo il sopravvento e credo di aver bisogno di un buon libro che mi sfinisca definitivamente.

Decido comunque di rimanere sul filosofico. Ricordo che sulla libreria di mio padre, insieme a Salgari, Hermann Hesse e Micoromega, non potevano mancare i libri di Luciano De Crescenzo.

Ne trovo uno in camera da letto.

Inizio a leggere:

“La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione e Televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali.”

Buona notte.

Tratto dalla nostra catena:

Sigaretta – Fiammifero – Luce – Fastidiosa – Motosega – Mani sporche d’olio – Cucinare – Attesa – Musica – Anni ’80-Eroina- Amami ancora – Jovanotti – Milioni di soldi in banca – Zuckerberg – Vendita di dati – Intimità – Hacker – Testimoni di Geova – Il Vangelo secondo Matteo – Gloria a te o Signore – Paganesimo – Prof. P. di filosofia al liceo – Luciano De Crescenzo – La libreria di mio padre

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