Estate strana questa. Reduci da una chiusura forzata che ci è parsa lunghissima, nelle ultime settimane abbiamo finito per dividerci in due macro-categorie: quelli che, ancora presi male, hanno deciso di prolungare la quarantena a data da destinarsi (mi paiono una minoranza), e quelli che escono come se non ci fosse un domani; una seconda chiusura forzata potrebbe essere dietro l’angolo e bisogna approfittare il più possibile per andare in giro, fare cose, vedere gente. Per le strade, nei negozi, nei bar, al ristornate, sulle spiagge, in piscina, la gente si comporta come se nulla fosse successo. La mascherina (le volte in cui viene usata) è ormai percepita come una seccatura da chi vuole godersi l’estate senza menate, così come le norme igieniche pigramente ricordate dai commercianti a clienti distratti. E’ strano come si sia passati così velocemente dal panico e dal rigore militaresco a una fiacca noncuranza. Un numero sempre maggiore di persone crede che sia stata tutta una gran pagliacciata, che il Coronavirus non esista e che sia stato inventato ad hoc da governanti sempre pronti ad inchiappettarci. Nel frattempo, però, un’intera nazione (e il mondo insieme a lei) è stata bloccata per mesi, in tanti hanno perso il lavoro, si sono acuite situazioni di disagio che nell’ultimo periodo sono diventate drammatiche (spesso senza poter contare su alcun tipo di supporto), molti hanno dovuto fare i conti con la solitudine, l’ansia, la paura. Tante persone sono morte in completa solitudine all’interno di ospedali al collasso dove fino a ieri i medici e gli infermieri erano osannati come eroi di guerra sul sottofondo di musiche epiche. Oggi ce ne siamo già dimenticati e ci sono questioni più urgenti. Chi non ha problemi economici non vuole rinunciare alle vacanze estive 2020, tanto qualcun altro si occuperà di risolvere problemi e di prendere decisioni che dovrebbero appartenere a tutti, in quanto società.
Non sappiamo cosa ne sarà di noi a settembre, con l’arrivo dell’autunno il virus potrebbe ritornare ad essere minaccioso. Dovremmo prepararci nella pratica e nel morale ad affrontare una nuova ondata, ad agire preventivamente su situazioni che si sono rivelate in tutta la loro fragilità durante la crisi, per evitare di ripetere gli stessi errori, per limitare il danno. Lo stiamo facendo?
Ad oggi non ci sono ancora disposizioni precise in merito alla riapertura delle scuole e, di conseguenza, al destino dei bambini, dei ragazzi e delle loro famiglie. Scuole chiuse. Bar e ristoranti pieni. Assembramenti in ogni dove. In questa strana estate 2020 mi chiedo che senso abbia tutto questo e mi sento stranita perché la motivazione, l’energia e la speranza che ho nutrito per mesi è svanita non appena siamo ripartiti. Ci avevo creduto davvero in un cambiamento. Ma, è proprio vero, la nostra memoria è più corta di quanto pensassi.