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#holiday #sunnyday #lovelyplace

Stamattina mi sono alzato e come da routine sono uscito sul balcone a fumare e scrollare in maniera spasmodica qualche social.

Mentre il drum mi si apriva tra le mani, e ciò mi portava a spronare il Signore a fare di meglio, ho colto l’occasione per mettere un bel cuoricione a due fighe in costume – alla fine è tutto l’anno che aspettano di fare le foto sbragate, se lo meritano anche – invidiando nel frattempo la loro sensazione di piedi immersi nella sabbia, di freschi cocktail fruttati con tanto di ombrellino e della brezza marina che ti accarezza la pelle. Dopo poco, inoltrandomi nelle recondite profondità di Facebook come Indiana Jones in un qualsiasi tempio apparentemente mortale, mi sono imbattuto in un articolo molto interessante. Un cameriere veneziano di nome Mirco, giovane ragazzo laureato costretto ad arrabattarsi come meglio può nel mondo del lavoro (mi ricorda qualcuno), cerca di spiegare ad un suo cliente il concetto di “asimmetria informativa” associato al campo turistico. Lo so, lo so, sembra molto complicato, ma cercherò di spiegarmi.

Fondamentalmente le due fighe smutandate di cui sopra non sono altro che delle paccare: vogliono vantarsi di bolle esperienziali che in realtà non hanno mai vissuto. Si sono svegliate all’alba di sabato mattina per farsi 8 ore di macchina, in coda, sotto un caldo infernale per poi arrivare in una spiaggia chiaramente sovraffollata, chiassosa e ricca di quella tipica inciviltà che noi italiani amiamo portarci appresso. Dopo aver perso svariati minuti a cercare un angolino che potesse anche solo vagamente sembrare “paradisiaco” ne hanno persi svariati altri a farsi fare qualche scatto dall’amica o ancora peggio dal fidanzato (non so se dovremmo santificarli o sopprimerli) che giustamente non vede l’ora di tornare alla sua vita di merda perché d’altronde, oltre ad aver guidato lui per quelle 8 infernali ore di macchina, dopo 10 secondi di spiaggia ha pure litigato con la tipa, poiché nonostante la gambina tattica a 45° le foto non risaltavano abbastanza la sua parte migliore. Durante l’altrettanto infinito viaggio di ritorno sarà d’obbligo aggiungere qualche filtro per far sembrare il mare un po’ più bello e tagliare la foto, in modo da escludere dal pittoresco ritratto il venditore ambulante e la fila di tedeschi che si mangiano panini con la mortazza sotto un cimitero di ombrelloni. Il tutto ben farcito da #holiday #sunnyday #lovelyplace. Ma mi sto dilungando.

Fondamentalmente l’asimmetria informativa non è altro che la socializzazione del falso, la manipolazione della reale qualità di un prodotto o di un luogo, che fa sembrare le esperienze degli altri migliori delle tue. E’ una recita complessiva, frutto diretto del vivere con frustrazione ogni piccolo insuccesso personale, alla quale ognuno di noi cerca di allinearsi narrativamente.
Quindi amici, tiriamo le somme. Non fatevi fregare da due natiche in spiaggia, che a sorseggiare birra davanti ai nostri ventilatori non si sta così male.

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