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“Scusi signora, lo tenete l’Olio di Riccio?”

…L’Olio di Erinaceus europaeus, noto comunemente come Riccio, è antico rimedio della sadica medicina montana, ottenuto per barbara spremitura a freddo dell’animale. Per ottenere un olio che conservi tutte le sue proprietà organolettiche e medicinali è necessario utilizzare ricci in letargo o che non si siano ancora del tutto risvegliati dal torpore di fine inverno. Questo perché durante il letargo si concentrano tutti sudori del nostro tenero animale, essendo ridotte a zero le sue interazioni con l’ambiente esterno. Si deve poi riporre il riccio sotto una pressa manuale che dev’essere stretta lentamente in modo da estrarre delicatamente l’olio senza mischiarlo ad altri fluidi: un giro ogni 5 minuti. La pratica meccanica è però ormai in disuso, visto l‘accelerarsi dei tempi moderni e delle ostinate lotte contro la violenza sugli animali: oggi si preferisce preparare un oleolita, stando attenti a trovare luogo di produzione discreto. A tal proposito consigliamo una cantina polverosa o una baita dismessa. Preparare un buon oleolita di riccio è semplicissimo, alla portata anche dei più piccini! Prendete il riccio in letargo e immergetelo in 200ml di olio base, prestando attenzione perché tenderà a galleggiare grazie alla sua tipica forma pallottolo-spinosa. Potete utilizzare comunissimo olio EVO oppure scegliere un altro olio vegetale, consigliabile quello di riso dato il costo contenuto e le spiccate proprietà addolcenti per la cute. Il riccio dovrà essere lasciato in ammollo per 40 giorni. L’olio si conserva a temperatura ambiente, al riparo della luce solare, per un massimo di 60 giorni. L’utilizzo è topico e consigliabile a tutte quelle persone che amano l’odore muschiato tipico del pungente animale del sottobosco.

Ehm.. Signora, intende l’olio di Ricino?

“Eh, quello ho detto!”

 

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