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Mercoledì 7 novembre 2018. Ho l’abbonamento a Infinity, Netflix e Premium Play, potrei guardare qualsiasi cosa io voglia, ma mentre navigo per curiosità nella guida tv, scopro che su Rai Due c’è Criminal Minds, quindi mollo tutto e cambio canale.

Mentre il mio amato dottor Reed incastra la criminalona di turno, mi interrogo sulla mia dipendenza da serie tv.

Erano gli anni ’90, nessuno parlava di serie tv addicted, ma vien da chiedersi se non stessero preparando il terreno per questi anni qui, in cui viene sfornata una nuova serie ogni dieci minuti e noi, cresciuti a pane e Beverly Hills 90210, non possiamo perdercene una. Perché sono quasi sicura che sia iniziato tutto proprio con Dylan, Kelly e Brenda.

Era il 1992, io avevo sei anni, mia sorella maggiore 12 e da lì tutto ha avuto inizio.

Ai tempi li chiamavamo telefilm e se ti perdevi la puntata dovevi sperare nel riepilogo prima della puntata successiva, perché lo streaming era ancora immaginazione pura. Ero solo una bambina, per altro abbastanza maschiaccio e poco avvezza al restare fisicamente immobile a lungo, ma la televisione e i suoi telefilm si stavano insinuando nella mia mente innocente e creandosi la strada per l’adulta che sarei stata.

Certo, certo, ai più attenti non sfuggirà che c’era prima Happy Days, che essendo però ambientato vent’anni prima della sua messa in onda aveva quell’aria anacronistica che non so perché non riesco a definirlo telefilm.

Ad ogni modo, passavo ancora gran parte dei miei pomeriggi a guardare Bim Bum Bam, mio nonno era anche un grande appassionato di La Signora in Giallo e mia nonna di Sentieri. Poi però è arrivato Beverly Hills 90210 e tutto è cambiato.

Velocemente, una puntata dietro l’altra, era arrivato anche il 1997, undici anni io, diciassette mia sorella maggiore. Se la cito non è per passare il tempo, ma perché lei è strettamente correlata alla mia dipendenza da serie tv, perché tutte a undici anni cercavamo di assomigliare a nostra sorella maggiore (cara Alessia, sei in debito con me anche per gli Articolo 31, a proposito).

Quindi lei guardava Friends e io guardavo Friends. Sono abbastanza certa che nel frattempo fosse iniziato anche Walker Texas Ranger, altra grande passione di mio nonno.

L’anno dopo, senza preavviso, è arrivato anche Settimo Cielo; sono certissima che mia sorella abbia pianto molto con questa serie tv, e se lo meritava, visto che a 31 anni ho una dipendenza per cui non esistono cliniche di disintossicazione. Ero una preadolescente sempre tendente all’assomigliare a un maschio, ma maledizione! le avventure della religiosissima famiglia Camden riuscivano a urtare quel poco di sensibilità che avevo all’epoca.

Nel frattempo anche mia sorella minore è cresciuta abbastanza da restare imbambolata davanti alla tv con noi a dar fondo a questa dipendenza, ed è con lei che condivido il mio abbonamento Netflix, o meglio: è lei che lo paga, io lo scrocco.

E poi è arrivato il 2000. Il mondo sapeva di nuovo, si respirava aria di Europa, tutti aspettavano l’entrata in vigore dell’euro, eravamo sopravvissuti al Millenium Bug e Italia 1, sempre lei, proponeva l’inizio di un nuovo telefilm, che promettevano come epico e per noi, adolescenti degli anni 2000, lo è stato. Maledetto Dawson’s Creek, che ci ha fatto credere che ci fosse un Peacy per tutte noi.

Nel 2002 però qualcosa è cambiato. La televisione stava cambiando, noi stavamo cambiando, perché ormai iniziavamo ad essere grandi, mia sorella maggiore era già all’università da un pezzo e mi aveva ormai abbandonata alla mia dipendenza, mia sorella minore invece si stava forse appena accorgendo che c’era la concreta possibilità che le serie tv avrebbero accompagnato la nostra vita per sempre. Un giorno, forse proprio insieme, scopriamo Una Mamma per Amica, e da lì è stato chiaro che la mia dipendenza era ormai senza speranza. Non esagero nel dire che quei dialoghi hanno fortemente segnato l’ironia che ancora oggi regna suprema nei dialoghi con mia sorella minore. Le Gilmore Girls hanno segnato un’epoca e uno stile e hanno miscelato le serie comedy con le serie drama, dando vita alla mia dipendenza in via definitiva.

Ovviamente ha aiutato l’entrata in gioco dello streaming. La mia prima carriera universitaria, iniziata nel lontano 2007, undici anni fa, era divisa tra: studio (20%), lavoro (20%), amici e serate (30%) e serie tv (30%). Io e il mio coinquilino abbiamo riguardato tutte e nove le stagioni di Friends in poco più di una settimana!

Sapete cosa accomuna tutte le dipendenze esistenti? L’autoconvincimento. Cioè, uno che è dipendente da qualcosa, ciclicamente si ripete delle frasi per convincersi che può uscirne: “Ancora una e poi smetto”; “Smetto quando voglio”; “E’ solo una fase”; “Non influisce sulla mia vita o su chi sono”; “Non ha un prezzo eccessivo, posso starci dentro” e chi più ne ha più ne metta.

  • La prima la penso quando inizio a guardare una nuova serie, in streaming ci sono caricate 4 stagioni e sono le 3 di notte quando crollo addormentata con il dito sul tasto pausa.
  • La seconda la penso quando, mentre sono al lavoro o a fare la spesa o una qualsiasi attività diversa dal guardare serie tv, penso con insistenza al momento in cui potrò guardare la puntata.
  • La terza la penso da quando ho scoperto lo streaming e poi sono uscite tutte le tv online.
  • La quarta è la più bella di tutte: se te, che mi stai leggendo, una sola volta, davanti ad una qualsivoglia serie tv, hai pensato che quella cosa era una rivelazione o hai creduto ad una statistica riportata o ancora hai iniziato a cercare quel cappello così bello indossato da quel personaggio, sai di cosa sto parlando.
  • E poi i costi. La quinta frase me la racconto una volta al mese, di fronte alle fatture.

Ho seguito uno schema preciso: ho introdotto l’argomento con un aneddoto, ho sviluppato il tema centrale raccontando gli sviluppi, ho dettagliato i dati presentati con eventi di vita vissuta, ora devo decidere tra il dirvi la verità che sta dietro a tutto questo testo o se continuare a dire stronzate e tergiversare.

Ma ho un limite di pagine da poter riempire, e l’ho raggiunto, per cui pronti?

Mi chiamo Valentina, ho 31 anni e sono dipendente dalle serie tv. Ma non credo smetterò. Mai.

Segnalo le serie tv, oltre a quelle già citate, che se uno non vuole diventare dipendente dalle serie tv, non deve guardare: Law&Order Unità Vittime Speciali, Bones, Fringe, Dr. House, Grey’s Anatomy, Buffy L’Ammazzavampiri, The Vampire Diaries, The Originals, The Big Bang Theory, How I Met Your Mother, Scrubs, Shameless, Hannibal.

 

Vali

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