Oggi, giorno 8 Marzo consacrato in occidente alla Donna, si compie l’ennesima appropriazione indebita di un gruppo di estrema destra, Forza Nuova. Gruppo che si rifà all’ esperienza italiana degli anni 1922-1945, ovvero quella del governo fascista capeggiato dall’istrionico Benito Mussolini e spodestato durante il corso della Seconda Guerra Mondiale dalle forze di resistenza, italiane e mondiali (e, notiziona: non furono tutte comuniste!), al Movimento Sociale e ad Alleanza Nazionale.
https://www.instagram.com/p/BuvDy27gx96/
Per la festa della Donna, si appropriano dell’immagine della Donna Rivoluzionaria. È oltremodo scorretto e anacronistico che una forza reazionaria come l’ultradestra italiana si appropri dell’immagine di una donna combattente: fascismo e nazismo non avrebbero permesso una tale presa di posizione e partecipazione attiva di una persona di sesso femminile. La donna fascista non era sicuramente una donna libera di combattere per una causa, nemmeno per quella dominante. La donna era considerata mater, angelo del focolare; doveva perciò adempiere esclusivamente al suo ruolo di levatrice, casalinga che aspetta ardentemente che l’arrotino passi sotto casa, sottomessa al volere del padre, del marito e a quello della patria morale nonché ecclesiastica. La donna combattente, ovvero una donna emancipata e progressista, talvolta atea, non è pensabile nell’ universo dei valori tradizionalisti dell’Italia del ventennio, che avevano radice nella tradizione cattolico-cristiana.
Talmente ignoranti da non conoscere la loro propria storia e non capire che di rivoluzionario non hanno nulla, e che, in un eterno ritorno della storia, ripercorrono i sentieri dei vecchi reazionari che abbisognarono di una fondazione mitica per i loro novelli partiti, un immaginario forte abbastanza a riuscire a mobilitare le masse.
L’immaginazione di FN che vede se stesso come movimento rivoluzionario è davvero senza confini visto che sia il partito fascista nel 1922 che il partito nazista undici anni dopo, salirono al potere attraverso regolari elezioni. Niente cesura della storia, niente strappo, nessuna rivoluzione: solo un nuovo partito d’opposizione, come se ne formano tanti, che accoglie il malcontento delle classi medie e vince le elezioni. Nonostante la propaganda, non è nato con la forza soverchiante delle masse popolari, la rivoluzione non c’è stata. La marcia su Roma, che nell’iconografia fascista segna la caduta dell’ordine precostituito per mano dei gerarchi, non ha avuto alcun valore per l’insediamento del partito. È stato un semplice sfoggio del potere acquisito per la via democratica; bisogna infatti ricordare che Mussolini fece parte del partito socialista, un partito che in sé non comprende la rivoluzione, poiché non di matrice comunista.
Questi partiti si sono sostenuti entro l’idea di un potere totale esercitato entro i confini dello stato e non solo (si vedano le imprese coloniali e la piccola faccenda della Seconda Guerra Mondiale): il potere politico totalitario doveva pervadere tutto, entrare in ogni ambito della vita del cittadino e guidarlo ad essere un corretto membro de partito, non più un Individuo, un singolo con la propria personalità, bensì un ingranaggio nella grande macchina politica statale che mira ad essere onnicomprensiva. Da qui parte il controllo totale di ogni forma d’espressione: non vi era lettera, poesia, romanzo, musica, pittura, piéce teatrale, pubblicità, saggio, articolo che non passasse al setaccio della censura. Nessuna libertà, nessuna controcultura, nessuna donna combattente. Rispetto al Nazismo, il partito Fascista non ha completamente eliminato l’arte dalla propria costruzione, anzi, si è appropriato in particolare di un’avanguardia di inizio XX secolo nota come Futurismo, i cui esponenti italiani sono stati inglobati dal nuovo regime che videro, nel frastuono del guerra appena finita, come una fucina del progresso (Balla, Boccioni, Marinetti per fare alcuni nomi). Entrambi i movimenti però si sono rafforzati di una estetica ben precisa, militaresca e rigorosa per rafforzare quell’ immagine di potenza che tanto agognavano.
Per tornare a giorni nostri, il movimento neofascista ricerca disperatamente la sua rifondazione mitica, delineando i propri nemici (nel volantino si vede la donna “lasciva” e la donna musulmana) e continuando a scippare le suggestioni di altri movimenti, come in questo caso la donna rivoluzionaria, e ad appropriarsi di figure della cultura italiana come P.P. Pasolini, Lucio Battisti, Rino Gaetano. Accostamenti che fanno sorridere, anche se il culmine è stato raggiunto in questi ultimi anni con il tentativo di riappropriazione delle teorie di Karl Marx, il cui paladino e ideologo è il sedicente filosofo Diego Fusaro che, insieme alla sua armata rosso-bruna, vuole combattere il ”turbocapitalismo mondialista”. Passi la rievocazione della destra hegeliana, che non avviene probabilmente perché Hegel non è diventato una figura pop e sarebbe troppo complicato da spiegare a una massa di picchiatori, ma assoggettare Marx al pensiero reazionario è l’equivalente filosofico di voler curare il cancro con il bicarbonato di sodio.
La morte delle ideologie politiche (avvenuta grazie al predominio del neoliberalismo, che comunque per quanto mi riguarda ha assunto i caratteri di una ideologia vera e propria) non presuppone una mancanza di costrutto, valori, idee che guidino l’azione politica. Senza un intreccio di base, un movimento non può svilupparsi ed essere efficace. Purtroppo per noi, a certe persone non servono idee per mobilitarsi, bastano odio, rancore e l’idea di un passato idealizzato. Un passato il cui ricordo emotivo non permette di vederlo per quello che realmente fu: un nulla di fatto sia economico che politico. Ciò che è rimasto del fascismo è qualche nostalgico che dovrebbe riaprire dei libri di storia e rassegnarsi a un verdetto negativo.
L’uomo forte attrae i deboli e gli irrazionali. In Italia è triste che ci siano ancora tendenze di questo genere, soprattutto perché queste tendenze non si dirigono a quei governanti conservatori che sono stati in qualche modo decisivi nello sviluppo dei propri paesi (penso ad esempio a un Otto von Bismarck o anche a un Winston Churchill), ma sono attratte dal fallimentare esempio di Benito Mussolini che (attenzione, SPOILER) non faceva nemmeno arrivare i treni in orario, nonostante la propaganda del tempo.
Nel 2019 certe riaffermazioni di potere machista e reazionario, edulcorato con un po’ di finto progressisimo, sono un triplo carpiato verso i secoli bui del Secolo Breve e sono un serio attentato al progresso delle idee e dell’uomo. Qui sotto un altro esempio fornito gentilmente dalla sede di Crotone della Lega, capitanata da Matteo Salvini, che, nonostante si sia dissociato da questo manifesto crotonese, pochi giorni fa ha scatenato una volgare e retrograda gogna mediatica per il cartello provocatorio esposto da Giulia durante la manifestazione “People” a Milano del 2 Marzo (qui il link alla notizia).
https://tg24.sky.it/cronaca/2019/03/06/8-marzo-volantino-lega-crotone.html
Nonostante questi personaggi reazionari dicano di volere la parità tra i sessi, non hanno ancora cambiato una vecchia abitudine, quello di insultare una donna che parla per se stessa attraverso volgarità e epiteti legati al sesso e alla promiscuità (si pensi a ciò che è stato detto alle onorevoli Boldrini e Kyenge). Questa non è parità. Questa è la cara vecchia discriminazione che esce ogni qual volta la donna non sta entro il recinto che le è stato concesso.
Mi auguro sempre che l’8 Marzo sia un giorno di lotta per la parità e l’uguaglianza, preferibilmente senza l’uso di armi da fuoco o insulti, di donne e uomini insieme. Ma una giornata non è bastata e ormai non basta più.