Quando la parola mestruazioni viene pronunciata, si avverte un forte potere di attrazione e attenzione. Quello che suscita sembra essere qualcosa di provocatorio, quasi non si potesse nominare per non urtare l’altrui sensibilità, tipo un Voldemort che lancia incantesimi agli uteri. E infatti, Tu-sai-chi è comunemente noto come “ciclo” , “le mie cose” o “quei giorni” ormai inflazionati nelle femminilissime pubblicità degli assorbenti.
Esiste una parola polinesiana, trascritta nel 1778 dall’esploratore James Cook, per descrivere questo impasse: tabù.
Le mestruazioni sono sempre state un tabù: le religioni monoteiste ne hanno sempre associato un’empia impurità, e altre divertentissime superstizioni (anche molto antiche) parlano di specchi che diventano opachi, di maionese che non monta e di vino che diventa acido. Inoltre, qualora il menarca si presentasse prima dell’età prestabilita dai medici, era buona cosa nasconderlo, perché il ciclo precoce era considerato una sventura che conduceva a malattie e morte certa. si credeva anche che questo anticipo fosse dovuto a un eccesso di stimoli, come il teatro, gli innamoramenti, la musica.
Comunque, scampata la riconosciutissima morte da ciclo precoce, la coraggiosa sopravvissuta doveva combattere poi con l’eventuale irregolarità delle mestruazioni, perchè essa era strettamente collegata con la sua salute mentale. Pertanto, con fini preventivi, venivano proibiti i giri in bicicletta, la macchina da cucire e i bagni.
In epoca vittoriana le donne mestruate non potevano nemmeno entrare nei giardini, perché si pensava che le piante potessero seccare.
E’ il potere escludente di un tabù antico, che viene fatto esplodere nel 1974 da Stephen King con Carrie e nel 1976 da Brian De Palma con l’omonimo film. Il menarca di Carrie la rende diversa, intoccabile, inferiore: è proprio quello che fanno i tabù, che non possono essere affrontati apertamente e quindi spingono in profondità radici sempre più contorte.
Insomma, Carrie viene praticamente crocifissa, una tradizione slava vuole che alla comparsa delle mestruazioni, una ragazza debba essere schiaffeggiata dalla madre per colorire le guance pallide a causa della perdita di sangue e il calvario continua con altre gentili regole quali:
– non lavarsi
– non depilarsi
– evitare di cucinare
– non toccare i fiori
– non parlare ai maschi.
Personalmente, aggiungerei un altro comandamento, molto utile e liberatorio in “quei giorni”:
-punire ferocemente chiunque incontriamo sul nostro cammino.
Ah, “punire ferocemente” non si può dire? E’ dunque un tabù? Non fatemi arrabbiare, che poi mi viene da piangere.
Fonti e Approfondimenti:
Titolo: Le Luci della Centrale Elettrica, “La lotta armata al bar”, in “Canzoni da spiaggia deturpata”, 2008.
https://www.illibraio.it/tabu-mestruazioni-767756/